Rilanciamo un articolo, pubblicato sul sito di Operazione Colomba e sul blog contro le vendette di sangue Kundër Gjakmarrjes, scritto da una volontaria di Quilombo Trentino che per alcuni anni ha vissuto in Albania come volontaria della presenza di Operazione Colomba.
Il Sole 24 Ore riporta che dall’inizio dell’epidemia in Albania sono morte 34 persone.
Solo il 4 giugno in una cittadina vicino a Tirana sono morti due giovani fratelli.
Uccisi.
Ma non dal coronavirus.
Uccisi da un altro ragazzo.
Uccisi per un male micidiale che non dà scampo alla meravigliosa terra delle aquile.
In questi mesi si è tanto parlato di “nemico comune”, della necessità di trovare il modo per difendersi da questo male. Abbiamo dovuto cercare ed inventare una soluzione per affrontare qualcosa più grande di noi, abbiamo scoperto il modo per difenderci da questo nemico. Abbiamo modificato le nostre vite, abbiamo imparato a convivere con la sensazione di claustrofobia della mascherina e con le mani screpolate a causa del gel disinfettante.
Anche l’Albania si è attivata, ha imposto un coprifuoco, ha attivato un sistema di autodichiarazioni online, per tutelare i cittadini da un male che opprimeva, che faceva paura.